C'era una volta Lumino, un giovane ometto. Non era adulto, si trovava da altre parti. Un giorno incontrò un cavallo, lo vide, e per non fargli ricambiare il gesto gli cavò gli occhi. "Occhio, che mi fai male" disse il cavallo volendo rimanere Animale (non voleva mica scendere di grado!). Lumino, sentendolo parlare, fu colto da Grande Stupore, un vecchio gigante del luogo. "Perchè dai fastidio al cavallo, piccolo Lumino?" disse il gigante con un gran vocione (un altro gigante con cui era solito parlare all'unisono). "Io non ho fastidio , quindi non posso mica darlo!" disse Lumino gesticolando velocemente. "Non mi prendere per i fondelli, le mie protesi son di legno! Adesso ti picchio!" e lo trasformò in picchio. Il cavallo vedendo la scena (ovvero una cena che non c'è, quindi vedeva il latente) urlò al burbero gigante: "Perchè punire il piccolo Lumino? Non sei un bravo punitore. Io si che ho licenza poetica (Nel senso che non era del tutto etico, ogni tanto qualche casino lo combinava) ,guardala e adesso fallo tornare com'era prima!". Il gigante non era convinto (abbiamo detto che era con vocione), ma accettò la proposta del cavallo, che non sembrò apprezzare quel colpo d'ascia sulla sua consorte Proposta. Rabbia e furia vennero al cavallo, a cui poi chiese di spostarsi entrambe, poichè non poteva attaccare il gigante, che dopo il primo attacco dell'animale divenne megante, fino a diventare un misero kilante. Lumino, anch'egli attaccò kilante, colpendolo (i pendoli fanno molto , molto male!) e tornò subito dal cavallo. Quando l'animale smise di far subire Lumino, chiamò il Mago Gna, che venne (e quindi non svenne) con una canna. "Cannibale", gli disse Lumino, carico di una nuova coscienza (arti inferiori nuovi , evidentemente). Il mago si offese, e quindi si spense, cosicchè potè vendere l'anima al diavolo. Luminò vide i ferri di cavallo del cavallo e disse: "Belli! Sono fatti in ferro?". Il diavolo, pensando che si parlasse di inferno, decise di intervenire. Così la squadra nerazzurra venne a vedere la scena (altri esseri capaci di farlo!) ,e rimase sbalordita (scusate se disturbo, ma cosa successe alle loro dita?). Rifiutò la pomata perchè non era del tutto mata, soltanto un pò, alchè si girò di colpo e disse "vado che è iniziata la partita", e gli abitanti (erano molti, a quanto pare) protestarono in quanto l'IVA da loro non era arrivata. La morale della storia è che la mia nota è una favola. Se era un do era una dovola, ma a quanto pare suona meglio così.
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