Sfocia la foce, feroce e fantastica, plastica, mossa, scossa , rossa? No. Rosso è il sangue, langue e insegue soltanto tristezza, o avesse l'accortezza di non sporcare il parquet.
Giugno. Pago l'assegno, i denti digrigno, e il mondo disdegno.
Luglio. Felice mi sveglio, col sole che abbaglia sul mio lungo sbadiglio. E intanto vicino arriva un bambino, mi dice: “Sbadigli? Somigli ai miei figli!”. Il bambino che vidi da lontano, altro non era che un vecchio nano!
Sgarbato egli era, mi disse “Megera!”
Agosto. Devasto entusiasta la casa del nano con tanto trambusto. L'odio per quell'episodio mi spinge all'assedio quandunque mi sporgo, notando pertanto che l'abitazione distrutta con tanta ambizione, è di quel vicino, tanto carino con cui da mesi civetto. No, questo non l'accetto! Oh, guarda, mi segue concitato! Che sia abbagliat..OH CAZZO! Mi urla “T'AMMAZZO!”. Quanta amarezza! E intanto il vecchio gracchia. “Occhio, ti adocchio, e proteggiti giù dal mio ginocchio! Spauracchio, vero?”.
Raggiungo a fatica un'altra mia amica. Lei vede il ragazzo, lo squadra e come una ladra lo prende e pretende di uscire con lui. “son tempi bui, cara amica” mi dice l'adulatrice villana. Puah, che brutto odore emana! E che grossolana, con quella collana e il maglione di lana! Finta mondana, schifezza umana, brutta pu...stola.
Basta! L'assedio è fallito, e inviperita decido: “Io mi suicido!”. Corro senza pensieri, senza ricordi di ieri, bianchi o neri, veri. Arrivo sul ponte, esitante di cader per la morte,ad aprir nuove porte, una coscienza forte, per nuove scoperte o una nuova sorte. Quando, vedendo il fiume, balena una visione.
Sfocia la foce, feroce e fantastica, e l'acqua lucente mastica. Il verde affoga nel blu che si sfoga, giocando e abusando del sole, così come io faccio con le parole. Ed è allora che finalmente ho capito, rapita dall'arte visiva, di voler continuare a vedere, a esplorare queste atmosfere, a lottare ogni giorno come un cavaliere. Ordunque mi reco con questo nuovo potere, a casa di quel disastrato, di quel vecchio malato, che osò osare avermi insultato. Per strada, estraggo la spada gridando : “BADA a come parli!”. L'anziano, decisamente sbigottito, stava per essere tramortito. La punta giungeva per conficcarsi, e quello è il punto in cui mia madre mi urla “E' ORA DI SVEGLIARSI!”. A letto mi trovo, mi dimeno e mi muovo. Un nuovo giorno stava per cominciare, chissà se bello, felice o solare. O pieno di inganni, ingiustizia e danni. Ma mi basta guardare dalla finestra e dire:
Sfocia la foce, feroce e fantastica, e la mia voce urla [pausa] SVASTICA!
Ehm..no no..
Sfocia la foce, feroce e fantastica, e la mia voce urla “La vita è magica”.
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